La Grande Madre arcaica del Mediterraneo

"Una caratteristica fondamentale della religione mediterranea arcaica era l'estrema fluidità della Dea che incarnava la Terra Madre, conosciuta con una miriade di appellativi locali, ma indicata generalmente dagli studiosi come Grande Dea o come Potnia. Essa raccoglieva in sé, componendoli e fondendoli, tutti gli aspetti della natura, sia animati che inanimati, dalle sue manifestazioni più selvagge a quelle più serene e ridenti.
Dea delle scure e intricate foreste e delle impervie montagne, dimorante nelle grotte, dove il suo culto si protrasse fino all'età imperiale romana [e ben oltre, aggiungo io:si pensi al ruolo delle grotte nel culto di Maria, ndr] madre della fauna selvatica, signora dei pascoli e maestra dei pastori, la Potnia era anche Dea delle brune terre arate o dorate di messi, degli alberi coltivati e carichi di frutta, del grembo femminile generoso di ebbrezza e di nuove vite. Questa natura multiforme si manifestava inoltre negli animali con i quali la Potnia era spesso ritratta: tori, leoni, lupi, cavalli, capre selvatiche, uccelli dal lungo collo, orse, api, serpenti."

M. F. Barozzi," Tracce celtiche", Edizioni della Terra di Mezzo, p. 143

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